Nonostante gli incendi devastanti che da mesi invadono buona parte dell’Australia, la natura non si arrende. In molte zone dove si sono placate le fiamme da alcune settimane, già stanno spuntando germogli che segnano un nuovo inizio.
Pare che madre natura abbia vinto anche questa battaglia, nonostante la gravità della situazione.
Stiamo parlando delle zone del Nuovo Galles del Sud (Australia) dove le fiamme si sono già spente poco prima della fine del 2019. Tra le foreste tetre, grigie e desolate si possono notare numerosi germogli che segnano l’inizio di una nuova vita, di un nuovo ciclo vitale che, speriamo il più tardi possibile, si interromperà nuovamente quando la stupidità e l’incoscienza umana prenderanno il sopravvento. Ma come sta accadendo ora, la natura vincerà nuovamente.
La testimonianza ci arriva da una fotografa del Nuovo Galles del Sud, Mary Voorwinde, che nella sua pagina facebook Photography By Mary ha condiviso le immagini che ha immortalato, le quali dimostrano come madre natura si stia rialzando da questa gravissima situazione, e di come lo stia facendo in fretta.
Ecco delle splendide immagini di Mary che stanno già facendo il giro del mondo:
In situazioni come queste madre natura ci dà coraggio e speranza. Ci insegna che ci si rialza sempre dopo una caduta, esce sempre il sole dopo una tempesta. Anche se oggi le cose sembrano molto negative non abbatterti! Nella vita c’è sempre un modo per riemergere! Prendi esempio dalla natura. Anche se ci vorranno pochi giorni per cadere e anni per rinascere, l’importante è non arrendersi mai. Chi non si arrende non potrà mai essere sconfitto del tutto.
La natura non si arrende mai, l’uomo può impegnarsi quanto vuole per distruggerla, ma lei rinascerà sempre. Alla fine, chi ne uscirà sconfitto è proprio il genere umano….
Sono 19 le città italiane dove sono stati registrati valori oltre la norma giornalieri di PM10 (al 10 dicembre 2018, una in più dell’anno scorso.
Ad aggiudicarsila maglia nera è Brescia, con ben 87 sforamenti. A rivelarlo è l’edizione 2018 del rapporto Ispra-Sistema nazionale di protezione dell’ambiente sulla qualità dell’ambiente urbano che prende in esame ben 120 città e 14 aree metropolitane.
I bresciani dovrebbero seriamente preoccuparsi se si considera che L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2014, 50.550 morti premature potevano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine alle PM 2,5, 17.290 al biossido di azoto e 2.900 all’ozono.
Tra l’altro occorre ricordare che non si tratta di una sorprendente novità: l’Istat il 22 giugno 2010 presentò i risultati dell’analisi sulla qualità dell’aria in 221 città europee desunti da AirBase dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), da cui risultò che nel 2008 la qualità dell’aria respirata a Brescia è stata di 2,3 volte superiore ai parametri, facendo registrare il terzo dato peggiore a livello europeo, dopo quello della città bulgara di Plovdiv e di Torino; inoltre anche nel 2013 Brescia aveva già indossato la maglia nera per l’aria più inquinata d’Italia con una media annua di 31 μg/m3 di PM2,5, rispetto alla media nazionale di 18, quasi il doppio, sempre certificata dall’Ispra nell’Annuario dei dati ambientali 2014 – 2015. Un livello tre volte più elevato del “ valore soglia per la protezione della salute di 10 μg/m3, suggerito dall’Oms”.
Solo che questa volta la notizia è stata sparata dai media nazionali e, dunque, fa scalpore.
Ora ci si potrebbe chiedere: perché proprio Brescia ha reiterato questo sconfortante primato?
A ben vedere, la città è collocata ai margini delle Prealpi e dunque dovrebbe godere di una relativa maggiore circolazione dell’aria (la nota brezza di monte) rispetto ad altre città padane. Né si può pensare che il traffico veicolare sia superiore ad altre città, Milano soprattutto.
Per di più Brescia ospita uno dei più grandi inceneritori d’Italia che a detta di A2A (assecondata dall’Amministrazione comunale) “pulirebbe” l’aria della città. In realtà la peculiarità di Brescia è proprio quella di ospitare in città il mega inceneritore e l’unica centrale a carbone, sempre di A2A, operante in un grande centro urbano.
La motivazione è che la cogenerazione, utile a produrre acqua calda da immettere nel teleriscaldamento, per essere economicamente sostenibile deve essere alimentata da combustibili poco o nulla costosi, come il carbone e i rifiuti.
Poco costosi, ma ovviamente altamente inquinanti, come attestano i “primati” da maglia nera conquistati dalla città che sbugiardano le frottole raccontate da A2A e dall’Amministrazione comunale di Brescia, targata Pd.
Certo Brescia è un caso molto curioso: nonostante un così elevato tasso di inquinamento dell’aria si tollera che vi funzioni a pieno regime un inceneritore che brucia ogni anno circa 730.000 tonnellate di rifiuti a fronte di un “fabbisogno” provinciale di rifiuti da smaltire, a valle della raccolta differenziata, di circa 180.000 tonnellate annue.
Dunque più della metà dei rifiuti sono importati, sotto forma di rifiuti speciali, simil “ecoballe”, con problemi ricorrenti di infiltrazioni criminali, per cui sono indagati gli stessi vertici di A2A ambiente. Ed è grottesco l’attuale dibattito in cui in particolare i leghisti non ne vogliono sapere di andare in soccorso di Roma, in emergenza per l’incendio all’impianto TMB, cosicché tutti compatti contro i rifiuti urbani romani e tutti zitti sui rifiuti speciali, ben più problematici, che arrivano a centinaia di migliaia di tonnellate nell’inceneritore di Brescia da tutta Italia!
E ad A2A si è permesso di raccontare in sede istituzionale, Commissione ambiente del Comune di Brescia, la frottola che la centrale a carbone (che, essendo policombustibile, potrebbe da subito funzionare a metano) deve comunque continuare a bruciare carbone perché costa meno e perché non inquinerebbe più del metano: la differenza, dati di Asm-A2A, è di 464 tonnellate all’anno di biossido di zolfo in più, un’enormità per l’aria di una città. Come un’enormità sono le emissioni di ossidi di azoto dell’inceneritore e della medesima centrale a carbone, pari a oltre 530.000 tonnellate, tutti inquinanti precursori delle PM2.5 e PM10.
Questi impianti altamente inquinanti (inceneritore e centrale a carbone), del tutto inutili e sovradimensionati, vengono giustificati perché necessari ad alimentare il teleriscaldamento, un sistema elefantiaco (migliaia di chilometri di tubature), inefficiente, ancorato a tecnologie del secolo scorso, e che soprattutto richiede grandi combustioni.
Un sistema che è diventato per Brescia una vera trappola, impedendole di avviare quella conversione energetica che i cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria imporrebbero: abbandonare la combustioni, abbattere i consumi energetici coibentando gli edifici e implementare tutte le tecnologie solari.
Un sistema (teleriscaldamento con centrali a rifiuti e a carbone) che permette ad A2A profitti enormi, perché basato su un monopolio assoluto (per i bresciani non vi è alternativa) e su una concessione senza gara, ereditata dal passato di azienda municipalizzata, che consente profitti “estorti” senza alcuna concorrenza ai bresciani, che ora per oltre la metà vengono distribuiti ad azionisti privati.
Un caso di scuola di “prenditori”, più che di imprenditori, analogo alle concessioni autostradali e alle tante forme di capitalismo assistito dallo Stato che caratterizzano il nostro Paese.
La beffa per i bresciani è doppia: diventati bravi nel fare la raccolta differenziata, oltre il 70% dei rifiuti urbani, subiscono lo scorno che i minori rifiuti da smaltire vengono sostituiti da rifiuti speciali importati e più inquinati, con un aggravio insostenibile della qualità dell’aria; per di più i risparmi ottenuti bruciando rifiuti e carbone si traducono in maggiori profitti drogati dalla posizione monopolistica di A2A che la stessa regala in gran parte ad azionisti privati.
Un bel giocattolo per far soldi senza alcun rischio e a danno dei cittadini.
Fino a quando i bresciani vorranno stare al gioco?
Dormire sul lato sinistro porta benefici per la salute secondo i consigli dei più esperti e sostenitori dalla scienza. Sebbene i nostri corpi appaiano in gran parte simmetrici, il posizionamento degli organi ci rende asimmetrici internamente. Il modo in cui riposiamo influenza il modo in cui i nostri sistemi dirigono e trattano i rifiuti, il che dovrebbe far parte delle nostre aspirazioni generali sulla salute.
Puoi tenere traccia dell’allenamento, fare una colazione sana o iniziare la giornata con una nuova prospettiva. Perché non dare al tuo movimento intestinale la stessa attenzione?
Per alcuni, un movimento intestinale avviene come un orologio. Ma altri che vivono con la sindrome dell’intestino irritabile con costipazione , sindrome dell’intestino pigro , malattia infiammatoria intestinale o altre condizioni gastrointestinali, possono avere difficoltà a controllare questo elemento dall’elenco delle cose da fare. Quindi perché non lasciare che la gravità faccia il lavoro?
SUGGERIMENTO DELLO SPECIALISTA PER DORMIRE LATERALMENTE: Inizia dal lato sinistro di notte per prevenire bruciori di stomaco e consentire alla gravità di spostare i rifiuti attraverso il colon. Lati alterni se una spalla ti dà fastidio. Metti un cuscino solido tra le ginocchia e abbraccialo per sostenere la colonna vertebrale.
I benefici del dormire sul lato sinistro
Secondo l’antica medicina indiana, l’Ayurveda, avere l’abitudine di dormire sul lato sinistro del corpo avrebbe notevoli vantaggi. Vediamoli insieme:
facilita il drenaggio linfatico, ovvero l’eliminazione delle tossine che avviene più facilmente e più efficacemente quando il sistema linfatico è sollecitato sul lato sinistro del corpo. Disintossicare il nostro organismo è un’attività fondamentale e coricarsi verso sinistra migliora il suo funzionamento;
la milza lavora meglio. Posizionata sul lato sinistro, la milza è l’organo deputato al filtraggio del sangue, perciò se sdraiati sul fianco sinistro il lavoro della milza è facilitato dalla semplice forza di gravità;
Mentre dormi sul lato sinistro di notte, la gravità può aiutare il transito dei cibi ingeriti e digeriti attraverso il colon ascendente , quindi nel colon traverso e infine scaricarlo nel colon discendente – incoraggiando anche ad andare in bagno al mattino.
Posizioni di sonno laterali
Aiutano la digestione. Il nostro intestino tenue trasferisce i rifiuti nel nostro intestino crasso attraverso la valvola ileocecale, situata nell’addome in basso a destra. (Una disfunzione di questa valvola avrà un ruolo nei disturbi intestinali.)
Riduce il bruciore di stomaco La teoria secondo cui il sonno sul lato sinistro aiuta la digestione e l’eliminazione dei rifiuti è nata dai principi ayurvedici , ma anche la ricerca moderna supporta questa idea. Uno studio del 2010 su 10 partecipanti ha trovato una relazione tra la posa sul lato destro e un aumento dei casi di bruciore di stomaco (noto anche come GERD ) rispetto a quando si posa sul lato sinistro. I ricercatori teorizzano che se giacciamo sul lato sinistro, lo stomaco e i suoi succhi gastrici rimangono più bassi dell’esofago mentre dormiamo.
Aumenta la salute del cervello. Le nostre menti beneficiano del sonno laterale per il collegamento tra intestino e cervello. Rispetto al sonno della schiena o dello stomaco, dormire sul lato sinistro o destro aiuta il corpo a eliminare dal cervello i cosiddetti rifiuti interstiziali . Questa pulizia del cervello può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer, il Parkinson e altre malattie neurologiche.
Riduce il russare o l’apnea notturna. Dormire su un fianco impedisce alla lingua di cadere in gola e di bloccare parzialmente le vie respiratorie. Se il sonno laterale non allevia il tuo russare o sospetti di avere un’apnea notturna non trattata, parla con il tuo medico per trovare una soluzione che funzioni per te.
Il sonno laterale potrebbe anche farti diventare un compagno di letto migliore e lasciarti più riposato.
Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità il Pums – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Il Pums, documento strategico che mette a sistema le politiche per la mobilità e l’insieme degli interventi sulle infrastrutture, ha già scontato tutti i passaggi previsti dalla normativa per l’assoggettamento alla Valutazione Strategica Ambientale e la proposta di piano è stata messa a disposizione del pubblico per la presentazione delle osservazioni e di ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.
L’obiettivo del Pums consiste, infatti, nella definizione di politiche coerenti con il criterio di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ed in grado di promuovere e favorire la condivisione degli obiettivi e delle scelte con l’ampia comunità di cittadini e di soggetti portatori e rappresentativi dei diversi interessi in campo.
L’atto è stato illustrato dall’assessore all’Ambiente Benedetta Salvati: “La legge 340 del 2000 stabiliva che i comuni si sarebbero dovuti dotare di Pums con il fine di: soddisfare i bisogni di mobilità dei cittadini, ridurre i livelli di inquinamenti atmosferico e acustico, minimizzare l’uso dell’auto privata, moderare il traffico.
Il Pums del comune di Terni ha iniziato il suo iter nel 2016 si è poi arenato ed è stato ripreso i primi mesi del 2019 e lì è iniziato un intenso lavoro per dare una concreta strategia di pianificazione sulla mobilità di questa città.
Il documento prodotto comprende: un insieme organico di interventi su infrastrutture di trasporto con particolare riferimento alle ciclabili Il focus sui parcheggi di interscambio, revisione del trasporto pubblico locale, logistica e di distribuzione di merci in città.
Il piano è stato sottoposto a Vas con partecipazione molto elevata Il 5/11/2019 cds richieste integrazioni a seguito il comune ha dovuto produrre determinate integrazioni che specificassero la coerenza e la sinergia con l’accordo per la qualità dell’aria, la coerenza urbanistica degli interventi previsti nel Pums con il Prg, il recepimento delle osservazioni prodotte dalla Fiab Lab biciclario e Mat.
Acquisiti tutti i pareri (Auri, uffici regionali, Arpa, Provincia) e osservazioni dei cittadini sono state declinate delle valutazioni e considerazioni. Parere motivato favorevole nel rispetto di diverse indicazioni. Questo intevento insieme a quelli riguardanti la campagna di nuove piantumazioni, l’aia di Ast, il diniego chiaro ad Acea ad un maggiore utilizzo dell’inceneritore rappresentanto un’azione di governo chiara sul fronte ambientale.
Il Pums è il primo concreto passo per raggiungere quegli obiettivi ambientali che siano un fiore all’occhiello per la città e non un punto di debolezza”.
Succede in Spagna, ’European Cyclist Federation, attraverso la redazione de “il barometro della ciclabilità” fa sapere che l’uso della bicicletta nelle città spagnole è salito di due punti percentuali rispetto al 2017. Un aumento registrato grazie al crescente uso delle due ruote da parte della componente femminile della popolazione, la quale ha accresciuto l’utilizzo della bici di 6 punti percentuali rispetto alla componente maschile ferma ai risultati del 2017.
In quell’anno infatti, gli uomini che utilizzavano abitualmente la bicicletta erano il 59.1%, mentre le donne il 37.4%. Nel 2019 invece, la quota maschile è rimasta praticamente inalterata a un 58.9%, mentre quella femminile ha visto una crescita di 6 punti, arrivando al 42.8%.
La bicicletta sta riscuotendo un rinnovato successo anche in Spagna, dove a fronte di una crescita lenta in termini di infrastrutture si assiste a un progressivo interesse in diverse fasce della popolazione. Le città spagnole sono ancora lontane dal raggiungimento dei numeri delle capitali della bicicletta del Nord Europa, tuttavia il percorso di avvicinamento è ormai delineato.
Il “gender gap” della bicicletta raggiunge oggi i 16 punti percentuali, mai così basso dal 2008, anche grazie alla diffusione del bike sharing nelle città medio-grandi. I dati di ECF rivelano che sono circa 3 milioni le persone iscritte a un servizio di bike sharing cittadino in tutta la Spagna.
Il report elenca anche quali sono le migliori città spagnole in cui pedalare: Siviglia, Saragozza e Valencia si attestato ai primi posti, Madrid e Barcellona vengono invece indicate come città in cui è più diffusa la consapevolezza che la bicicletta è il mezzo più veloce per muoversi in ambito urbano.
Non manca poi un richiamo alla necessaria formazione e al rispetto reciproco tra i diversi utenti della strada, causa di cattive abitudini e considerazioni sbagliate tra ciclisti e pedoni e tra automobilisti e biciclette.