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Uniti per una causa – Oleificio Coppini

Riceviamo questa campagna a supporto del nostro Ospedale Santa Maria di Terni e del suo reparto di Terapia intensiva con l’obiettivo di raggiungere 50 mila euro e con grande piacere la pubblichiamo sperando nell’aiuto piccolo o grande di tutti…

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Il primo aereo prodotto ed alimentato dalla Canapa

Il primo aereo al mondo realizzato ed alimentato interamente dalla canapa è stato progettato dalla società Canadese di Cannabis Hempearth.

Sembra una favola, invece è tutto vero. 

La canapa, fibra non psico-attiva della famiglia della cannabis, può essere forte fino 10 volte di più dell’acciaio.
La cosa straordinaria è che tutto è fatto di canapa: dai sedili alle ali, dalle pareti ai cuscini interni.
L’aereo ha un apertura alare di 36 piedi e può contenere un pilota e quattro passeggeri.

E come viene alimentato? 

Qui è la cosa straordinaria: con olio di canapa al 100%!
La canapa è risulta essere più leggera dei materiali aerospaziali tradizionali (come alluminio e fibra di vetro) e quindi richiede molto meno carburante per raggiungere le alte quote.

Ancora più importante è che la canapa non è tossica, è sostenibile richiede molta meno acqua e terra per crescere rispetto alle fibra di cotone e non ha quasi nessun impatto ambientale.

L’INTERVISTA AL CEO

Ad un intervista al CEO di Hempearth, Derek Kesek annuncia:
“Il progetto del nostro aereo è il primo esperimento ufficiale con la canapa industriale, e pianifichiamo di esplorare tanti altri usi.

Una volta stabiliti i test strutturali e le informazioni da questo progetto, lo applicheremo ad altre forme di costruzione.
Questo è il tipo di futuro che tutti noi desideriamo qui sulla Terra
Il cielo potrebbe non essere il limite”

Che dire, noi non possiamo che essere dalla tua parte Derek e speriamo che la Cannabis non rimanga vista come qualcosa di negativo e nocivo per tutti.

VOLONTARIATO AMBIENTALE – COS’E’, COME PARTECIPARE E DOVE ANDARE

Articolo realizzato con contenuti di AmbienteBio.it

Le strazianti immagini provenienti da Siberia e Amazzonia sono solo l’ultimo tassello della crisi ambientale in atto sul nostro pianeta.

Purtroppo, la specie più evoluta ha deciso di allontanarsi man mano sempre di più dalla sua origine naturale e ora tutte le specie animali e vegetali ne stanno pagando le conseguenze.

La specie incriminata è la nostra, noi umani siamo i primi e soli responsabili della sesta estinzione di massa: per ben 5 volte negli ultimi 540 milioni di anni la maggior parte degli esseri viventi è scomparsa dal pianeta.

Questa sesta estinzione comporterà la sparizione di circa il 75% delle specie viventi nei prossimi decenni e per la prima volta nella storia dell’evoluzione, siamo noi umani i soli responsabili.

Il processo di estinzione ormai innescato raggiungerà il suo apice nel 2100 e si dovranno aspettare oltre 10.000 anni per ritrovare un nuovo equilibrio.

La situazione è certamente preoccupante per chi ha a cuore la meravigliosa biodiversità terrestre e marina, tuttavia lo scenario non deve farci perdere la speranza.

In questi ultimi anni infatti la crisi ambientale ha creato un movimento ecologista globale fatto di persone come te e me che hanno deciso di non vivere passivamente, ma che al contrario sono passate all’azione. Sono molte le azioni che si possono mettere in atto per non rendersi complici della devastazione in atto e sicuramente una delle più efficaci è rappresentato dal volontariato ambientale.

Cos’è il volontariato ambientale

Il volontariato ambientale è una branca del volontariato e rappresenta tutte quelle attività di servizio volontario che hanno come finalità la conservazione dell’ambiente.

Generalmente i volontari possono partecipare ad un progetto di conservazione sul campo organizzato da una o più associazioni.

Molte associazioni chiedono un piccolo contributo per partecipare, contributo che servirà per la copertura dei costi di vitto, alloggio, trasporti e assicurazione.

Le associazioni più grandi e strutturate possono offrire anche dei volontariati gratuiti o addirittura retribuiti.

Questi progetti tuttavia sono specifici per i volontari con determinati requisiti professionali come titoli di studio, esperienze passate e competenze specifiche.

Esistono molti tipi di progetti con scopi e finalità differenti: dal ripristino ambientale, al monitoraggio di specie target, le opportunità sono molte.

Come partecipare ad un progetto di conservazione

Ovviamente il primo passo per partecipare ad un viaggio volontariato all’insegna della conservazione ambientale è quello di fare un’attenta ricerca online sulle migliori associazioni che organizzano questo tipo di esperienze.

Un’ottima strategia è quello di affidarsi all’aiuto di esperti del settore come ad esempio l’associazione ambientalista Keep the Planet che ha stilato una lista completa di tutti i progetti di conservazione disponibili per i volontari internazionali.

Una volta scelto il proprio progetto di interesse, si dovrà inviare la propria candidatura secondo le modalità richieste dall’associazione ospitante.

Nella quasi totalità dei casi, l’associazione chiederà al volontario di possedere un’assicurazione sanitaria che copra eventuali infortuni o malattie.

L’assicurazione sanitaria è particolarmente importante specialmente nei paesi extra europei dove un qualsiasi intervento sanitario è di fatto negato a coloro che non sono assicurati. A seconda del progetto scelto, ti verrà richiesto di inviare una lettera di presentazione ed il tuo CV.

L’ampio numero di progetti avviati permette comunque a tutti di vivere questa importante esperienza in quanto non tutte le associazioni hanno dei requisiti di accesso. Alcune attività come ad esempio il monitoraggio dei nidi di tartaruga infatti non richiedono grosse competenze pregresse.

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Dove sono situati i principali progetti

Sono moltissimi i paesi che offrono l’opportunità di partecipare ad un campo di volontariato ambientale.

Tra le mete principali ricordiamo l’Ecuador che offre diverse esperienze sia per la conservazione della foresta Amazzonica, sia per la conservazione delle Isole Galapagos.

Sempre in America Latina anche il Costa Rica è molto attivo in ambito ambientale con l’organizzazione di progetti per la conservazione delle tartarughe marine, mentre in ambito terrestre troviamo molti centri di riabilitazione della fauna selvatica.

Per chi invece preferisce il continente africano, il paese più organizzato sotto questo punto di vista è certamente il Sudafrica che ospita moltissimi progetti di conservazione: dal monitoraggio degli squali bianchi, alla conservazione di rinoceronti, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Sempre in Africa possiamo partecipare alla conservazione dei primati come scimpanzè e gorilla in vari paesi come Uganda e Tanzania.

Anche in Asia sono diversi i paesi che ospitano progetti di volontariato ambientale.

Tra i vari ricordiamo i santuari naturalistici per elefanti in Thailandia, i progetti di riforestazione in Indonesia per la conservazione degli orango tango, e la salvaguardia degli squali balena in Indonesia.

Se hai bisogno di aiuto nella scelta del miglior progetto, l’associazione Keep the Planet può consigliarti nella scelta più adatta.

Riconoscere un vero progetto di conservazione

In ogni settore purtroppo ci sono persone senza scrupoli che sfruttano l’amore per gli animali e la passione per la natura per il loro profitto personale.

Questo è il caso dei finti santuari naturalistici che in realtà non sono altro che delle strutture più simili agli zoo che a veri progetti di conservazione.

Qui i volontari vengono impiegati in attività di dubbia utilità, mentre in altri casi delle vere e proprie truffe.

Esemplari sono i casi di finti santuari per i grandi felini come i leoni che in realtà non sono altro che degli allevamenti per animali che verranno impiegati come trofei di caccia.

Riconoscere un vero progetto di conservazione non è sempre facile, tuttavia possiamo stilare una lista di campanelli di allarme:

  • attento alle specie carismatiche: i progetti che si occupano di specie simbolo come rinoceronti, elefanti, tigri, leoni, sono quelle più a rischio perchè sfruttano l’interesse e la passione che generano nei volontari;
  • attento alla durata: i progetti che durano più tempo, in genere un mese o più, sono progetti legittimi perché puntano sulla formazione del volontario;
  • attento ai costi: i veri progetti di conservazione non chiedono grosse cifre per partecipare, ma solo un piccolo contributo che coprirà le spese e finanzierà in parte il progetto;
  • mai partecipare a progetti dove viene incentivato il contatto con le specie selvatiche: gli animali non sono giocattoli al servizio degli umani, e tranne in determinate situazioni come le cure veterinarie, il contatto diretto con le specie selvatiche è sempre sbagliato. Evita quindi quelle associazioni che sponsorizzano le loro attività con selfie con animali.

Questi 3 consigli ovviamente da soli non sono sufficienti per non sbagliare, bisogna avere una certa esperienza sul campo per scegliere il giusto progetto. Questo pericolo non deve scoraggiarti perché prestare servizio per la conservazione della natura è un’esperienza gratificante che ricorderai per sempre e che certamente ripeterai nel tempo.